Il Centro di Terapia Familiare è diretto dalla Dr.ssa Samantha Miazzi, psicoterapeuta sistemico-relazionale specializzata nel lavoro con le famiglie e con le coppie, mediatrice familiare e docente presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Iscra (Istituto Modenese di Psicoterapia Sistemico Relazionale).
La psicoterapia familiare o di coppia viene interpretata alla luce delle teorie sistemico-relazionali, ma con una particolare attenzione al peso che le esperienze traumatiche, più o meno evidenti, possono avere sia sull'individuo che sul resto del sistema familiare.
Insomma, una PSICOTERAPIA FAMILIARE "TRAUMA INFORMED".
Le sedute familiari vengono condotte da uno o più psicoterapeuti in équipe a seconda della complessità.
Viene anche fornita consulenza alle famiglie e nei conflitti di coppia.
Terapeuti familiari del Centro: Dr.ssa Samantha Miazzi, Dr.ssa Veronica Coltro.
PER SAPERE DI PIU' SULLA TERAPIA FAMILIARE SCARICA LA BROCHURE
La psicoterapia familiare o di coppia viene interpretata alla luce delle teorie sistemico-relazionali, ma con una particolare attenzione al peso che le esperienze traumatiche, più o meno evidenti, possono avere sia sull'individuo che sul resto del sistema familiare.
Insomma, una PSICOTERAPIA FAMILIARE "TRAUMA INFORMED".
Le sedute familiari vengono condotte da uno o più psicoterapeuti in équipe a seconda della complessità.
Viene anche fornita consulenza alle famiglie e nei conflitti di coppia.
Terapeuti familiari del Centro: Dr.ssa Samantha Miazzi, Dr.ssa Veronica Coltro.
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REGOLA NUMERO UNO DELLA PSICOTERAPIA DELL'ETA' EVOLUTIVA:
LA PSICOTERAPIA NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI NON E' COMPLETA SENZA IL COINVOLGIMENTO DELLA FAMIGLIA.
Molto frequentemente i genitori si rivolgono a un terapeuta con l'idea di fondo che il proprio figlio debba essere "aggiustato", "riparato". Quest'aspettativa si basa sulla premessa che sia il bambino o la bambina ad avere qualcosa che non va, ad avere un problema. Ma di fatto le cose non stanno in questi termini.
NOI GENITORI E I NOSTRI FIGLI SIAMO ACCOMUNATI DA UN FATTORE: ESSERE IL FRUTTO DELL'INTERAZIONE TRA LA GENETICA E L'AMBIENTE. E L'AMBIENTE PRIMARIO DEI NOSTRI FIGLI E' LA FAMIGLIA!
Quello di cui è importante essere consapevoli, soprattutto come genitori, è che tutti noi siamo i frutto di una complessa interazione tra le nostre predisposizioni genetiche e l'effetto che le nostre esperienze hanno su di noi. Cioè, di fatto è il nostro ambiente a plasmare la nostra personalità, determinando l'espressione dei nostri geni attraverso un processo chiamato epigenetica.
E qual è l'ambiente primario di un bambino, se non la famiglia?
Un bimbo fin dalla nascita (in realtà fin dalla gravidanza) è immerso in un ambiente famigliare dotato di proprie peculiarità relazionali e comunicative.
E' in questo contesto che avvengono le sue esperienze primarie e fondamentali ed è proprio in base alle caratteristiche di questo contesto che il bambino impara le modalità con cui interagire e mettersi in relazione. Impara quali sono le strategie più adatte all'ambiente in cui è immerso, si plasma nei comportamenti e nel modo di vivere e gestire le emozioni.
Con i miei pazienti e con le famiglie uso sempre la "metafora del brodo", per rendere meglio l'idea. Un cibo prenderà un sapore diverso in base al brodo o al sugo in cui verrà cotto. Ecco, immaginiamo che i nostri figli siano il cibo e noi il sugo o il brodo. Una metafora un po' strana, ma a me sembra che sia efficace per evidenziare che agire solo sul cibo senza considerare anche il sugo in cui è immerso non darà dei risultati eccellenti. Sarà sempre un lavoro parziale e di dubbia soddisfazione.
Solo portando in terapia l'intero sistema è possibile comprendere fino in fondo i comportamenti, così come ogni difficoltà del bambino o dell'adolescente, perchè in questo modo tutto diventa più facilmente leggibile e decodificabile.
Inoltre non solo comprendendo quello che avviene in famiglia è possibile intervenire in modo più efficace: è anche possibile intervenire anche sul livello più ampio del contesto del bambino (il sugo).
In sintesi, la terapia familiare è imprescindibile quando bambini e adolescenti manifestano un disagio, poichè questo è legato ai sistemi nei quali il bambino è calato e delle relazioni che in essi intercorrono. I genitori inoltre sono una fondamentale fonte di informazioni anche rispetto al contesto più allargato (scuola e contesto sociale).
Il disagio rappresenta infatti un tentativo disfunzionale del bambino per adattarsi ad una situazione per lui problematica. In effetti il bambino, non possedendo gli strumenti dell'adulto, manifesta le proprie difficoltà attraverso un comportamento disturbato o/e sintomi somatici.
Per il terapeuta familiare è dunque fondamentale vedere e considerare il bimbo non come individuo a sé stante, ma come parte di un sistema più ampio, nel quale i suoi comportamenti e/o sintomi, disagi, assumono un senso e sono decodificabili.
Perciò l’osservazione del bambino con la sua famiglia permette una visione ampia e meglio contestualizzata del problema e un intervento meglio calibrato.
COME FUNZIONA LA TERAPIA FAMILIARE
In terapia familiare il terapeuta lavora con figli e genitori per aiutare il sistema a ingaggiare le risorse di cui dispone per affrontare le difficoltà in atto e aiutare a sviluppare una maggiore resilienza, che permette di .navigare attraverso le acque agitate in cui si trova la famiglia in quel momento della propria storia.
Le sedute possono includere tutti i membri familiari, oppure solo la coppia genitoriale oppure anche i soli figli, a discrezione del terapeuta che decide di volta in volta in base alle dinamiche emerse in seduta.
La terapia familiare svolta da un terapeuta con formazione sistemico-relazionale è molto diversa da quella che viene svolta da terapeuti di altro orientamento, che tipicamente "suddividono" il sistema nella terapia, spesso affidando il figlio e i genitori a due diversi professionisti dell'équipe. Il terapeuta sistemico-relazionale è formato specificatamente per navigare attraverso la complessità che un sistema familiare porta in seduta, caratteristica che contraddistingue questo approccio da tutti gli altri, lavorando davvero immergendosi nel sistema famiglia per poterne osservare le dinamiche relazionali mentre queste avvengono.
LA PSICOTERAPIA NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI NON E' COMPLETA SENZA IL COINVOLGIMENTO DELLA FAMIGLIA.
Molto frequentemente i genitori si rivolgono a un terapeuta con l'idea di fondo che il proprio figlio debba essere "aggiustato", "riparato". Quest'aspettativa si basa sulla premessa che sia il bambino o la bambina ad avere qualcosa che non va, ad avere un problema. Ma di fatto le cose non stanno in questi termini.
NOI GENITORI E I NOSTRI FIGLI SIAMO ACCOMUNATI DA UN FATTORE: ESSERE IL FRUTTO DELL'INTERAZIONE TRA LA GENETICA E L'AMBIENTE. E L'AMBIENTE PRIMARIO DEI NOSTRI FIGLI E' LA FAMIGLIA!
Quello di cui è importante essere consapevoli, soprattutto come genitori, è che tutti noi siamo i frutto di una complessa interazione tra le nostre predisposizioni genetiche e l'effetto che le nostre esperienze hanno su di noi. Cioè, di fatto è il nostro ambiente a plasmare la nostra personalità, determinando l'espressione dei nostri geni attraverso un processo chiamato epigenetica.
E qual è l'ambiente primario di un bambino, se non la famiglia?
Un bimbo fin dalla nascita (in realtà fin dalla gravidanza) è immerso in un ambiente famigliare dotato di proprie peculiarità relazionali e comunicative.
E' in questo contesto che avvengono le sue esperienze primarie e fondamentali ed è proprio in base alle caratteristiche di questo contesto che il bambino impara le modalità con cui interagire e mettersi in relazione. Impara quali sono le strategie più adatte all'ambiente in cui è immerso, si plasma nei comportamenti e nel modo di vivere e gestire le emozioni.
Con i miei pazienti e con le famiglie uso sempre la "metafora del brodo", per rendere meglio l'idea. Un cibo prenderà un sapore diverso in base al brodo o al sugo in cui verrà cotto. Ecco, immaginiamo che i nostri figli siano il cibo e noi il sugo o il brodo. Una metafora un po' strana, ma a me sembra che sia efficace per evidenziare che agire solo sul cibo senza considerare anche il sugo in cui è immerso non darà dei risultati eccellenti. Sarà sempre un lavoro parziale e di dubbia soddisfazione.
Solo portando in terapia l'intero sistema è possibile comprendere fino in fondo i comportamenti, così come ogni difficoltà del bambino o dell'adolescente, perchè in questo modo tutto diventa più facilmente leggibile e decodificabile.
Inoltre non solo comprendendo quello che avviene in famiglia è possibile intervenire in modo più efficace: è anche possibile intervenire anche sul livello più ampio del contesto del bambino (il sugo).
In sintesi, la terapia familiare è imprescindibile quando bambini e adolescenti manifestano un disagio, poichè questo è legato ai sistemi nei quali il bambino è calato e delle relazioni che in essi intercorrono. I genitori inoltre sono una fondamentale fonte di informazioni anche rispetto al contesto più allargato (scuola e contesto sociale).
Il disagio rappresenta infatti un tentativo disfunzionale del bambino per adattarsi ad una situazione per lui problematica. In effetti il bambino, non possedendo gli strumenti dell'adulto, manifesta le proprie difficoltà attraverso un comportamento disturbato o/e sintomi somatici.
Per il terapeuta familiare è dunque fondamentale vedere e considerare il bimbo non come individuo a sé stante, ma come parte di un sistema più ampio, nel quale i suoi comportamenti e/o sintomi, disagi, assumono un senso e sono decodificabili.
Perciò l’osservazione del bambino con la sua famiglia permette una visione ampia e meglio contestualizzata del problema e un intervento meglio calibrato.
COME FUNZIONA LA TERAPIA FAMILIARE
In terapia familiare il terapeuta lavora con figli e genitori per aiutare il sistema a ingaggiare le risorse di cui dispone per affrontare le difficoltà in atto e aiutare a sviluppare una maggiore resilienza, che permette di .navigare attraverso le acque agitate in cui si trova la famiglia in quel momento della propria storia.
Le sedute possono includere tutti i membri familiari, oppure solo la coppia genitoriale oppure anche i soli figli, a discrezione del terapeuta che decide di volta in volta in base alle dinamiche emerse in seduta.
La terapia familiare svolta da un terapeuta con formazione sistemico-relazionale è molto diversa da quella che viene svolta da terapeuti di altro orientamento, che tipicamente "suddividono" il sistema nella terapia, spesso affidando il figlio e i genitori a due diversi professionisti dell'équipe. Il terapeuta sistemico-relazionale è formato specificatamente per navigare attraverso la complessità che un sistema familiare porta in seduta, caratteristica che contraddistingue questo approccio da tutti gli altri, lavorando davvero immergendosi nel sistema famiglia per poterne osservare le dinamiche relazionali mentre queste avvengono.
LA PSICOTERAPIA SISTEMICO-RELAZIONALE
CHE CARATTERISTICHE HA?
L’orientamento sistemico – relazionale spiega Il comportamento della persona focalizzando l’attenzione sull’ambiente in cui è vissuta e in cui vive, sui sistemi di cui fa parte e sulla rete di relazioni significative di cui essa è parte.
L’approccio sistemico quindi si basa su un diverso modo di considerare le categorie cliniche quali il sintomo, la diagnosi e il trattamento operandone una ridefinizione in termini relazionali.
Perché "Sistemica"?
Con il termine "Sistemica" si fa riferimento alla Teoria Generale dei Sistemi estendendo il concetto ad ogni “sistema” relazionale.
In pratica, tutte le reti di relazioni in cui siamo immersi, vengono considerati letteralmente dei “sistemi”, in cui il comportamento di ogni elemento influenza il comportamento di tutti gli altri elementi.
Un intervento in ottica sistemica quindi non avviene semplicemente sui singoli elementi, ma sull’intero sistema, sulle interazioni e sulle relazioni esistenti (anche in una terapia individuale).
Perché "Relazionale"?
Lo sviluppo individuale viene considerato come frutto delle relazioni significative che la persona ha intrattenuto nel corso della sua vita; pertanto, un eventuale problematica non viene interpretata come caratteristica insita nell’individuo, ma come esito di esperienze relazionali che, intrecciandosi con le caratteristiche personali, possono esitare in comportamenti problematici.
Il fine della terapia è quello di trovare modalità relazionali diverse con i sistemi di appartenenza. In questa cornice, il malessere presentato viene letto non tanto come problema dell’individuo, ma come espressione di disagio di uno dei sistemi di appartenenza.
Nella psicoterapia sistemico relazionale tipicamente viene privilegiata l’ottica familiare (considerata a livello trigenerazionale), ma vengono presi in grande considerazione tutti i sistemi significativi di cui la persona fa parte. Il lavoro psicoterapeutico non è dunque prettamente rivolto al trattamento del sintomo presentato, ma alle situazioni relazionali che lo hanno generato e che lo mantengono.
In sintesi, questo approccio vede il disagio psichico come il risultato di uno squilibrio che si crea nei sistemi in cui l’individuo vive le proprie relazioni significative (tipicamente la coppia, il nucleo familiare, la famiglia allargata).
Pertanto l’individuo attraverso il sintomo si fa portavoce di una istanza che coinvolge in realtà i vari componenti della famiglia. Il sintomo, il malessere, il comportamento problematico vengono interpretati nei loro possibili significati relazionali. Ecco perché si parla di “funzione del sintomo” all’interno del sistema relazionale in cui l’individuo è inserito.
Chi può aiutare?
La psicoterapia sistemico – relazionale trova il suo campo privilegiato di intervento nella terapia di coppia e nella terapia familiare, ma può anche essere condotta con l’individuo mantenendo il fuoco dell’attenzione sui sistemi relazionali in cui questi è inserito. In particolare può rivelarsi utile al presentarsi di problematiche evolutive da parte dei bambini e/o degli adolescenti.
Quali obiettivi si pone?
In qualunque tipo di intervento (individuale, con la coppia o con la famiglia intera) l’obiettivo che si pone la psicoterapia sistemico – relazionale è quello di introdurre una nuova organizzazione, più funzionale, in quei sistemi familiari dove blocchi evolutivi nel ciclo vitale, confusione nei ruoli, mancanza di confini tra le generazioni hanno prodotto sofferenza psicologica espressa attraverso il sintomo in uno o più membri.
Spesso infatti, il disagio è causato da vecchi schemi relazionali che non risultano più adatti all’attuale fase del ciclo di vita della famiglia, blocchi nell’assolvere compiti evolutivi tipici, resistenze ai cambiamenti e alla crescita personale (propria o altrui), perdita di riferimenti emotivi ecc.
Ciò che si vuole ottenere è quindi la riattivazione di un percorso di evoluzione che coinvolge non solo la famiglia ma anche i sistemi relazionali di riferimento.
Perchè un occhio al trauma?
•Le memorie traumatiche non elaborate alimentano problemi e motivi e comportamentali
•Le interazioni familiari possono mantenere o esacerbare il dolore delle memorie traumatiche
•L’ambiente gioca un ruolo decisivo nell’elaborazione e nei vissuti relativi al trauma
•I membri della famiglia possono essere traumatizzati in modo vicario senza esserne consapevoli
•La famiglia ha il potenziale per essere fonte di supporto e validazione per il familiare traumatizzato
•Purtroppo, a volte la famiglia può non essere l’antidoto al trauma ma piuttosto la fonte del trauma
L’orientamento sistemico – relazionale spiega Il comportamento della persona focalizzando l’attenzione sull’ambiente in cui è vissuta e in cui vive, sui sistemi di cui fa parte e sulla rete di relazioni significative di cui essa è parte.
L’approccio sistemico quindi si basa su un diverso modo di considerare le categorie cliniche quali il sintomo, la diagnosi e il trattamento operandone una ridefinizione in termini relazionali.
Perché "Sistemica"?
Con il termine "Sistemica" si fa riferimento alla Teoria Generale dei Sistemi estendendo il concetto ad ogni “sistema” relazionale.
In pratica, tutte le reti di relazioni in cui siamo immersi, vengono considerati letteralmente dei “sistemi”, in cui il comportamento di ogni elemento influenza il comportamento di tutti gli altri elementi.
Un intervento in ottica sistemica quindi non avviene semplicemente sui singoli elementi, ma sull’intero sistema, sulle interazioni e sulle relazioni esistenti (anche in una terapia individuale).
Perché "Relazionale"?
Lo sviluppo individuale viene considerato come frutto delle relazioni significative che la persona ha intrattenuto nel corso della sua vita; pertanto, un eventuale problematica non viene interpretata come caratteristica insita nell’individuo, ma come esito di esperienze relazionali che, intrecciandosi con le caratteristiche personali, possono esitare in comportamenti problematici.
Il fine della terapia è quello di trovare modalità relazionali diverse con i sistemi di appartenenza. In questa cornice, il malessere presentato viene letto non tanto come problema dell’individuo, ma come espressione di disagio di uno dei sistemi di appartenenza.
Nella psicoterapia sistemico relazionale tipicamente viene privilegiata l’ottica familiare (considerata a livello trigenerazionale), ma vengono presi in grande considerazione tutti i sistemi significativi di cui la persona fa parte. Il lavoro psicoterapeutico non è dunque prettamente rivolto al trattamento del sintomo presentato, ma alle situazioni relazionali che lo hanno generato e che lo mantengono.
In sintesi, questo approccio vede il disagio psichico come il risultato di uno squilibrio che si crea nei sistemi in cui l’individuo vive le proprie relazioni significative (tipicamente la coppia, il nucleo familiare, la famiglia allargata).
Pertanto l’individuo attraverso il sintomo si fa portavoce di una istanza che coinvolge in realtà i vari componenti della famiglia. Il sintomo, il malessere, il comportamento problematico vengono interpretati nei loro possibili significati relazionali. Ecco perché si parla di “funzione del sintomo” all’interno del sistema relazionale in cui l’individuo è inserito.
Chi può aiutare?
La psicoterapia sistemico – relazionale trova il suo campo privilegiato di intervento nella terapia di coppia e nella terapia familiare, ma può anche essere condotta con l’individuo mantenendo il fuoco dell’attenzione sui sistemi relazionali in cui questi è inserito. In particolare può rivelarsi utile al presentarsi di problematiche evolutive da parte dei bambini e/o degli adolescenti.
Quali obiettivi si pone?
In qualunque tipo di intervento (individuale, con la coppia o con la famiglia intera) l’obiettivo che si pone la psicoterapia sistemico – relazionale è quello di introdurre una nuova organizzazione, più funzionale, in quei sistemi familiari dove blocchi evolutivi nel ciclo vitale, confusione nei ruoli, mancanza di confini tra le generazioni hanno prodotto sofferenza psicologica espressa attraverso il sintomo in uno o più membri.
Spesso infatti, il disagio è causato da vecchi schemi relazionali che non risultano più adatti all’attuale fase del ciclo di vita della famiglia, blocchi nell’assolvere compiti evolutivi tipici, resistenze ai cambiamenti e alla crescita personale (propria o altrui), perdita di riferimenti emotivi ecc.
Ciò che si vuole ottenere è quindi la riattivazione di un percorso di evoluzione che coinvolge non solo la famiglia ma anche i sistemi relazionali di riferimento.
Perchè un occhio al trauma?
•Le memorie traumatiche non elaborate alimentano problemi e motivi e comportamentali
•Le interazioni familiari possono mantenere o esacerbare il dolore delle memorie traumatiche
•L’ambiente gioca un ruolo decisivo nell’elaborazione e nei vissuti relativi al trauma
•I membri della famiglia possono essere traumatizzati in modo vicario senza esserne consapevoli
•La famiglia ha il potenziale per essere fonte di supporto e validazione per il familiare traumatizzato
•Purtroppo, a volte la famiglia può non essere l’antidoto al trauma ma piuttosto la fonte del trauma