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BRAINBLOG

WEBINAR: QUANDO LA STANCHEZZA ARRIVA E LA MEMORIA SE NE VA

11/22/2022

 
Vuoti di memoria... stanchezza... sarà Long COVID? Cosa faccio?
Si possono regolare i livelli di glicazione e neuroinfiammazione per favorire il recupero della normalità!
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Webinar gratuito condotto dal dott. Attilio Speciani e dal dott. Mattia Cappelletti
Mercoledì 30 Novembre 2022 alle 18:30
Qualche improvviso vuoto di memoria può anche capitare. La parola sembra lì in testa ma non riesce proprio ad uscire, e ricordare alcuni nomi diventa una prova estenuante. Se a questo si aggiunge la stanchezza, c’è sicuramente chi crede di rassicurare dicendo che è solo “colpa dell’età” o “di un po’ di stress”. Può darsi, e talvolta è così, ma alcuni di questi sintomi sono anche specifici del Long COVID e visto che più di metà degli italiani ha comunque avuto una infezione da SARS CoV-2, se queste sensazioni si ripetono e persistono nel tempo, è necessario prendere in seria considerazione anche questa ipotesi.

Le acquisizioni scientifiche più recenti hanno consentito di comprendere molto bene i meccanismi con cui il COVID altera i normali processi della memoria, determina stancabilità maggiore e difficoltà di recupero delle energie. Mantiene quindi uno stato di stanchezza e affaticamento che può essere anche molto profondo. Immaginando il cervello come un impianto elettrico, l’infiammazione e la glicazione agiscono  “ossidandone i contatti”  provocando difficoltà mnemoniche evidenti e creando interferenze sul metabolismo energetico.

Attraverso alcune specifiche analisi è però possibile valutare i livelli di glicazione e di infiammazione presenti nell’organismo per aiutare il recupero della normalità e impostare piani nutrizionali personalizzati che consentono di controllare infiammazione e glicazione e favorire il recupero della normalità. Il PerMè Test ad esempio, consente di comprendere a fondo tutti gli aspetti immunologici legati all’alimentazione misurando le citochine e i fattori di glicazione più importanti per capire le cause alimentari di stanchezza e cali di memoria.

Tutto questo verrà approfondito dal Dottor Attilio Speciani e dal Dottor Mattia Cappelletti nel Webinar gratuito e aperto a tutti “Quando la stanchezza arriva e la memoria se ne va” Mercoledì 30 Novembre 2022 alle ore 18:30. 
ISCRIVITI AL WEBINAR

VUOI SAPERNE DI PIù? di seguito alcuni articoli:

  • ​​Anticorpi anti Covid. Controllando la glicazione funzionano meglio
  • ​Covid e glicazione: chi è “zuccherato” si ammala di più e peggio
  • ​​La stanchezza e la fatica post-COVID: Il trattamento corretto che aiuta a prevenire i danni futuri​

video introduttivo all'argomento: 

Il dott Attilio Speciani è Medico Chirurgo Specialista in Allergologia e Immunologia Clinica. Membro della European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) - Direttore Sanitario SMA srl - Professore a contratto Master in Nutrizione Umana c/o Università degli Studi di Pavia.
Il dott Mattia Cappellettii è Medico Chirurgo Membro della European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) - Direttore della ricerca di GEK Lab. 

WEBINAR: EVITARE I DANNI DA ZUCCHERO SENZA RINUNCIARE AL DOLCE

10/28/2022

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GLICAZIONE: Parliamo di diabete ma non solo!
Evitare i danni da Zucchero senza rinunciare al dolce
Webinar gratuito condotto dal dott. Attilio Speciani e dal dott. Mattia Cappelletti
Giovedì 10 Novembre 2022 alle ore 18,30

Quasi una persona su due, cioè circa la metà del mondo, senza rendersene conto sta gettando le basi per sviluppare il diabete o qualche malattia che ne dipende. Per essere più concreti, il tema riguarderà, nel corso di qualche anno, metà dei propri vicini, dei colleghi di lavoro o metà della famiglia. Il peso sanitario, sociale, economico ed emotivo di questa progressione può essere immenso ma capendone le cause è possibile attuare strategie efficaci che consentono di mantenersi in salute.
Il prediabete è una condizione che finalmente è possibile identificare in anticipo e correggere attivando un percorso nutrizionale personalizzato che ne impedisca l’evoluzione. In questo modo si può evitare non solo lo sviluppo del diabete del sovrappeso e obesità ma anche malattie cardiache, neurodegenerazione, demenza, decadimento cognitivo, steatosi epatica e aggravamento di infezioni virali.
Con la stessa attenzione, studiando specifici biomarcatori, è possibile aiutare anche i diabetici già riconosciuti a identificare le incongruità dietetiche per ritrovare un rapporto fisiologico con il cibo e con gli zuccheri attraverso un piano nutrizionale personalizzato.

Il DIA Day, giornata internazionale del diabete è l’occasione per capire i cambiamenti scientifici che stanno innovando profondamente questo campo, dando a ciascuno la possibilità di prevenzione e terapia personalizzata. Tutto questo verrà approfondito dal Dottor Attilio Speciani e dal Dottor Mattia Cappelletti nel webinar gratuito e aperto a tutti “GLICAZIONE: Parliamo di diabete ma non solo!”
Giovedì 10 Novembre 2022 alle ore 18,30


ISCRIZIONE AL WEBINAR: https://cutt.ly/webinardiaday


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Il dott Attilio Speciani è Medico Chirurgo Specialista in Allergologia e Immunologia Clinica. Membro della European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) - Direttore Sanitario SMA srl - Professore a contratto Master in Nutrizione Umana c/o Università degli Studi di Pavia.
Il dott Mattia Cappellettii è Medico Chirurgo Membro della European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) - Direttore della ricerca di GEK Lab.
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L'IMPATTO A LUNGO TERMINE DELLE ESPERIENZE TRAUMATICHE

5/30/2021

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LE ESPERIENZE INFANTILI AVVERSE:
​ADVERSE CHILDHOOD EXPERIENCES (ACEs)

come influenzano la nostra salute

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Le nostre esperienze infantili hanno una potente influenza su tutta la nostra vita successiva.
Quando gli anni dell'infanzia sono segnati da abuso, trascuratezza o altri traumi, ciò può avere un impatto negativo con conseguenze molto serie.

Per decenni, i ricercatori hanno indagato sulle molte possibili conseguenze che l'esposizione  a traumi durante l'infanzia può avere, non solo per il bambino finché è piccolo, ma anche anche una volta cresciuto e diventato adulto.

Il termine "ACE" (ACEs al plurale) è l'acronimo di Adverse Childhood Experiences, ovvero Esperienze Avverse in Infanzia e si riferisce a tutte quelle esperienze traumatiche o molto stressanti che possono interferire con i normali processi di sviluppo. Gli ACEs possono gettare le basi per problemi a lungo termine ti tipo fisico e mentale per chi li vive.

Lo studio ACE di Felitti, 1995
Nel 1995, i Center for Disease Control (Centri per il Controllo delle Malattie) insieme alla Kaiser Permanente (un consorzio americano di assistenza gestita integrato) hanno intrapreso uno studio su larga scala per identificare il grado di ACEs presente nella popolazione, così come se questi potessero avere, ed eventualmente quali, effetti a lungo termine. Lo studio fu svolto su un campione di 17.337 adulti.
Gli ACEs vennero indagati attraverso la somministrazione di un questionario composto da 8 domande specifiche, che si riferivano a trascuratezza, abuso e disfunzione familiare come l'assistere a violenza domestica. 

I risultati di questa ricerca hanno evidenziato che circa il 25% delle persone che avevano partecipato allo studio erano stati esposti ad almeno 3 delle 8 esperienze avverse indagate. Il fatto che i partecipanti fossero adulti caucasici della classe media era una chiara indicazione che tali fenomeni possono avvenire in qualsiasi ambiente domestico. D'altronde, è noto  che anche la povertà cronica, la violenza comunitaria e il razzismo possono influenzare negativamente lo sviluppo e la salute fisica e mentale di un bambino.

Il Questionario ACE
Dai tempi del celebre studio, il Questionario ACE ha subito alcune piccole modifche e ora si compone di 10 domande, che si riferiscono a quelle esperienze avverse e traumatiche a cui un bambino potrebbe subire in prima persona o come testimone durante la sua crescita. Le categorie includono:
  • abuso emotivo
  • abuso fisico
  • abuso sessuale
  • trascuratezza emotiva e fisica
  • abuso di sostanze da parte di familiare
  • malattia mentale o comportamento suicidario di un familiare
  • incarcerazione di un familiare
I punteggi del questionario vanno da 0 a 10, dove 0 significa che la persona non è stata esposta a nessuno di questi eventi traumatici, mentre 10 indica che la persona è stata soggetta a livelli di trauma veramente significativi. Quindi, più alto è il punteggio, più alto è il rischio di conseguenze a lungo termine per la salute.
E' importante specificare il Questionario ACE nella clinica non è uno strumento diagnostico da somministrare da solo, anche perchè si riferisce solo a esperienza negative, tralasciando quelle positive. Inoltre, non è necessariamente predittivo di problemi futuri, ma è importante non sottovalutare questa correlazione, che indubbiamente esiste.


Come le esperienze avverse impattano sul cervello
​Lo sviluppo del cervello di un bambino è molto sensibile all'ambiente in cui egli cresce. Un ambiente amorevole, supportivo e prevedibile è ciò che serve al cervello per organizzarsi e funzionare in modi adeguati da un punto di vista evolutivo man mano che il bambino si sviluppa. Al contrario, lo sviluppo cerebrale dei bambini ripetutamente sottoposti a traumi, caos, abuso o trascuratezza, spesso viene ostacolato.
 

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​Lo sviluppo cerebrale è molto sensibile all'ambiente in cui il bambino cresce. Se il bambino è esposto a esperienze traumatiche ripetutamente, lo sviluppo cerebrale sano spesso viene ostacolato. 

Quando un bambino viene esposto in modo cronico ad esperienze avverse e traumatiche, il sistema cerebrale di attivazione della risposta da stress, che influenza il funzionamento del sistema immunitario, metabolico e cardiovascolare, si trova costantemente ad essere attivato. Ciò significa che mentre il cervello si sta sviluppando, il delicato equilibrio dei neurotrasmettitori  necessari per un funzionamento cerebrale sano viene turbato a causa del costante rilascio di ormoni dello stress. Questo processo può alterare la crescita di diverse aree cerebrali, come ad esempio l'ippocampo e l'amigdala, rispettivamente sede dell'elaborazione e immagazzinamento delle memorie esplicite (consapevoli) e implicite (inconsapevoli).
Quando questi livelli tossici di stress perdurano, il cervello è costantemente sollecitato a stare in una condizione detta di "attacco o fuga", cioè a funzionare come se fosse sempre in una condizione di pericolo. Ciò può condurre a problemi nell'autoregolazione, nell'apprendimento, nell'interazione sociale, nel controllo delle emozioni; ma anche aggressività, incubi e impossibilità di sviluppare attaccamenti sicuri nelle fasi evolutive successive e da adulto. La cosa ancora più sconvolgente è che gli effetti delle esperienze traumatiche possono perfino alterare l'espressione genica del bambino e addirittura essere trasmessi alla generazione successiva, come ampiamente dimostrato dagli studi sull'epigenetica.




​Ippocampo e amigdala, due importanti aree cerebrale, tra le altre, coinvolte nelle alterazioni causate dalle esperienze traumatiche.
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I potenziali problemi di salute fisica e psicologica in età adulta
Non è detto che tutti coloro che riportano un punteggio alto di ACEs svilupperanno necessariamente problemi nella vita. Alcuni bambini hanno particolari risorse che gli permettono di navigare nelle turbolenze che li circondano, contrariamente ad altri bambini che non hanno gli stessi fattori di protezione. Anche avere una relazione di grande vicinanza con uno o più adulti che si prendono cura di lui in modo adeguato può aiutare a modulare le avversità che il bambino vive a casa.
Un'insegnante che fornisca un regolare supporto extrafamiliare o una zia nella cui casa il bambino possa occasionalmente trovare rifugio, possono fornire un senso di sicurezza che aiuti il bambino a sviluppare un minimo di resilienza contro le conseguenze del contesto in cui vive.
Al contrario, adolescenti e adulti che hanno subìto molti traumi e che non hanno avuto la possibilità di entrare in relazioni sane con persone al di fuori della famiglia, né hanno avuto la possibilità di sviluppare delle risorse, possono essere a grandissimo rischio di malattia, inclusi:

  • diabete
  • obesità
  • malattie cardiache
  • abuso di sostanze
  • depressione
  • ansia
  • disturbi di personalità
  • altre patologie mentali
  • morte precoce
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Cosa si può fare
Fortunatamente, ci sono dei comportamenti di protezione che possono mitigare l'insorgenza o ridurre la gravità di tali condizioni patologiche, come ad esempio:
  • trattare le esperienze avverse con uno psicoterapeuta formato in terapia del trauma, che può aiutare ad elaborare gli eventi passati
  • in particolare può essere molto utile la terapia Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR), molto potente e raccomandata dall'OMS per i sopravvissuti ai traumi
  • rivolgersi a professionisti della salute che utilizzino un'integrazione della psicoterapia con strumenti di psicofisiologia, come il neurofeedback
  • rivolgersi a un centro che si occupa di dipendenze da alcol, droga, gioco, cibo
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Anche modificare lo stile di vita può aiutare i processi cerebrali, come ad esempio:

  • introdurre una dieta più sana con molti prodotti freschi ed eliminare fritti, prodotti zuccherati e cibi molto lavorati
  • fare esercizio fisico regolarmente

Il trauma spesso lascia la convinzione di non meritare di meglio: lascia il passato nel passato
Se sei un adolescente o un adulto​ che ha vissuto traumi prolungati nel tempo, prenderti cura di te stesso oggi cercando un aiuto specialistico, può aprire a grandi possibilità per te e il tuo benessere, di oggi e di domani. Può anche spezzare la catena intergenerazionale che ormai sappiamo esistere, liberando i tuoi figli da una possibile pesante eredità.
Se invece sei un genitore che leggendo questo articolo si rende conto che il proprio figlio si trova i una situazione assimilabile a quelle descritte, non aspettare un solo giorno in più e cerca aiuto per la tua famiglia e il tuo bambino.


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NEUROSCIENZE DELLE RELAZIONI

2/9/2021

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LE 5 AREE CEREBRALI CHE POSSONO SABOTARE IL TUO MONDO RELAZIONALE.

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Ebbene sì. Se il nostro cervello funziona in modo alterato, le nostre relazioni ne possono risentire pesantemente.
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Ecco le regioni cerebrali che, se disregolate, possono mettere il bastone tra le ruote alla nostra vita relazionale, e non solo.
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1. Corteccia prefrontale (PFC). Situata dietro la fronte, coinvolta nel controllo degli impulsi, nelle capacità di giudizio e nella previsione delle conseguenze.
Quando la PFC è ipoattivata, le persone tendono ad essere impulsive nel parlare o nell’agire, spesso causando seri problemi nella relazione. 
Le persone che hanno una corteccia prefrontale “appisolata” tipicamente sputano in faccia commenti che fanno soffrire senza pensarci, del tipo “mi sembri ingrassata…”
In alcuni casi, queste persone possono anche condurre relazioni extraconiugali, senza valutare quali potrebbero essere le conseguenze del loro comportamento.
Possono anche avere difficoltà a dare attenzione al proprio partner. Esprimere pensieri e sentimenti può risultare loro difficile, quindi il compagno o la compagna possono lamentarsi  per la mancanza di conversazioni di significato per la relazione.
Se la PFC è ipoattivata si può fare fatica a rimanere concentrati e a fare progetti, a portare a termine impegni o a completare le incombenze quotidiane, tutte cose che possono irritare i partner.
Anche l’essere ritardatari è una cosa comune, che rappresenta una tendenza inconsapevole a ricercare conflitti o per creare problemi anche quando non ce ne sono. Un po’ un gioco alla “dai, giochiamo al gioco dei problemi”, cosa che può distruggere una relazione.
Cosa dicono i partner:
“Non mi dà mai attenzioni.”
“Dice cose così cattive, mi fa soffrire.”

 
2. Giro del cingolo anteriore (ACG). Corre longitudinalmente attraverso le aree profonde dei lobi frontali, e agisce come la leva del cambio del cervello.
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Quando c’è troppa attività nel giro del cingolo anteriore, le persone tendono ad essere rigide e inflessibili, del tipo “o si fa a modo mio o niente”. Possono avere tendenze ossessivo compulsive e arrabbiarsi quando le cose non vanno come dicono loro. I loro partner spesso li descrivono come non cooperativi, difficili o polemici. Questo può essere parecchio impegnativo e complicato in qualsiasi relazione. Le persone che hanno questo tipo di funzionamento non amano i cambiamenti né provare cose nuove, e i partner possono per questo sentirsi ingabbiati nelle solite vecchie routine. Sono anche persone che si preoccupano molto, tengono il muso, non dimenticano i torti subiti e non perdonano se viene fatto qualcosa che percepiscono come errori contro di loro. Ciò significa, tra l'altro,  che ai loro partner viene costantemente rinfacciato se hanno fatto qualcosa anche anni prima.
Cosa dicono i partner:
“Tira in ballo cose successe anni e anni fa.”
“Non dice mai mi dispiace”


3. Sistema limbico. Situato vicino al centro del cervello, è coinvolto nella regolazione del tono dell’umore.
Quando il sistema limbico è iperattivato, c’è una tendenza alla depressione, negatività e allontanamento dagli altri. Queste persone possono avere difficoltà nello stabilire un legame con il partner. Sono molto esperte nel rilevare cosa non va, inclusi i difetti del partner, cosa che in genere non aiuta in una relazione. Non scherzano, non sono gioiosi, non si sentono attraenti e possono avere uno scarso desiderio sessuale. Altri elementi comuni tra queste persone sono un basso livello di energia e scarsa motivazione, cosa che può evidentemente può essere un problema nelle relazioni.
Cosa dicono i partner:
“Non vuole stare con le altre persone.”
“E’ sempre così negativo, si fa fatica a stare con lui.”


4. Nuclei della base. Situati sotto la corteccia, vicino al sistema limbico, sono coinvolti nell’integrazione delle emozioni, dei pensieri e del movimento.
Quando i nuclei della base sono troppo attivi, si ha una tendenza verso l’ansia, il panico, la paura e la tensione. Ci può essere una diminuzione del desiderio sessuale perché il corpo è letteralmente avvolto dalla tensione, soffrono di mal di testa, mal di schiena, hanno problemi di stomaco e altri disturbi somatici. Spesso non hanno l’energia fisica o emotiva per sentirsi attraenti o per provare desiderio sessuale. La maggior parte dei loro ricordi è intrisa di ansia o paura. Possono tendere a evitare i conflitti, cosa che può portare all’impossibilità di confrontarsi con il partner e quindi a far diventare i problemi sempre più grandi, fino a percepirli come insormontabili. Queste persone possono avere il bisogno di compiacere le persone, con il risultato di assumersi troppa responsabilità all’interno della relazione, salvo poi provare risentimento. Tendono a sfinire il partner con la paura che trasmettono costantemente.
Cosa dicono i partner:
“Nelle situazioni immagina sempre i peggiori scenari possibili.”
“E’ sempre troppo apprensivo.”


5. Lobi temporali. Situati dietro alle tempie, sono coinvolti nella stabilità dell’umore, nella detezione degli indizi sociali, nella memoria e nel linguaggio.
Quando i lobi temporali non funzionano come si deve, le persone tendono ad avere difficoltà di memoria come dimenticare gli anniversari, i compleanni e altre cose importanti, facendo sentire le persone care ignorate e non amate.
Hanno spesso alti e bassi emotivi e per un partner può essere difficile gestire questi sbalzi d’umore. Possono essere lunatici e avere problemi di gestione della rabbia ed esplodere per cose apparentemente insignificanti. Ciò significa che le persone vicine hanno spesso la sensazione di camminare sulle uova quando hanno a che fare con loro. Possono prendere le cose nel modo sbagliato o fraintendere le emozioni altrui, il che può condurre a litigi.
Cosa dicono i partner:
“Mi aspetto sempre che perda le staffe”
“E’ sempre così lunatica che non so mai come comportarmi.”

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Al BrainLab Group abbiamo notato che quando le relazioni si sgretolano, spesso sono presenti disregolazioni del funzionamento cerebrale, in uno o entrambi i partner. Le cause di questi malfunzionamenti possono essere diverse, ma generalmente sono causate dalla storia personale, dagli eventi passati e dalle relazioni familiari nell’infanzia e nell’adolescenza, che spesso poi si riattivano e riverberano nelle relazioni attuali.

Per questo riteniamo che guardare anche al funzionamento del cervello, possibilmente insieme a un intervento di terapia di coppia, sia la chiave per risolvere molte delle problematiche che spesso possono portare alla rottura della coppia o, in caso contrario, a una vita d’inferno.


I conflitti coniugali e le altre difficoltà non sono una cosa che può attendere. In questi tempi incerti, il supporto di relazioni serene e solide è più importante che mai, e aspettare che le cose si risolvano da sole non è il giusto approccio.

Presso The BrainLab Group possiamo valutare il funzionamento cerebrale attraverso un approfondito assessment clinico e una mappatura cerebrale e prendere in carico la coppia. Il nostro approccio alla terapia di coppia infatti è multidisciplinare e viene declinato in base alla situazione specifica.

 
 
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CORONAVIRUS - MATERIALI DI AIUTO psicologico

4/2/2020

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L'obbligo di lockdown in questo contesto di incertezza mette a dura prova tutti, nessuno escluso.
Qui sotto troverete materiali da scaricare utili per voi e per i vostri figli.
Ringraziamo
EMDR Italia.

LIBRETTI
libro-gomez-bambini-italiano.pdf
File Size: 2160 kb
File Type: pdf
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adolescenti-verardo-lauretti-ministero.pdf
File Size: 9170 kb
File Type: pdf
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INDICAZIONI UTILI
psicoeducazione-terzaeta.pdf
File Size: 119 kb
File Type: pdf
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volantino-per-anziani-ast-bg.pdf
File Size: 188 kb
File Type: pdf
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psicoeducazione-adulti.pdf
File Size: 212 kb
File Type: pdf
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psicoeducazione-bambini.pdf
File Size: 163 kb
File Type: pdf
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volantino_adolescenti_npi_gallarate.pdf
File Size: 68 kb
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volantino-per-bambini-aduti-ast-bg.pdf
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VUOI SAPERE SE SEI A RISCHIO DI DECADIMENTO COGNITIVO? COMPILA IL TEST !

8/3/2019

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COMPILANDO IL TEST AVRAI DIRITTO A UNO SCONTO DEL 10% SU UNA VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA COMPLETA PRESSO THE BRAINLAB GROUP!
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Dementia Risk Assessment Questionnaire
 
Questo questionario è stato ideato presso un’importante clinica americana per stimare il rischio di sviluppare una demenza. Se la frase è per te vera e rispecchia la tua situazione, scrivi il numero tra parentesi nella linea all’inizio di ogni frase.
 
____ 1. Un membro della mia famiglia ha una demenza di Alzheimer o altri tipi di demenza (3,5).
____ 2. Più di un membro della mia famiglia ha una demenza di Alzheimer o altre forme di demenza (7,5).
____ 3. Ho avuto un singolo danno alla testa con perdita di conoscenza (2) o diversi lesioni alla testa senza perdita di conoscenza (2).
____ 4. Sono o sono stato dipendente da alcol o da droghe (4,4).
____ 5. Mi è stata diagnosticata una Depressione Maggiore o un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD/ADD) adesso o in passato (2 per le femmine, 4 per i maschi). 
____ 6. Ho un regime di alimentazione poco salutare, lontano dalla dieta mediterranea (2)
____ 7. Sono obeso (2).
____ 8. Ho avuto un ictus (10). 
____ 9. Ho disturbi cardiaci o infarto (2,5).
____ 10. Soffro di preipertensione o ipertensione (2,3). 
____ 11. Soffro di prediabete o di diabete (3,4). 
____ 12. Ho fatto cicli di chemioterapia per il cancro (3). 
____ 13. Ho avuto crisi epilettiche ora o in passato (1,5). 
____ 14. Ho il morbo di Parkinson (3). 
____ 15. Soffro di apnea notturna (2). 
____ 16. Non ho un alto grado di istruzione (fino alla 3° media) (2).
____ 17. Faccio poco esercizio fisico, meno di due volte a settimana (2). 
____ 18. Il mio lavoro non richiede nuovi apprendimenti (2).
____ 19. Soffro di piorrea (2).
____ 20. Presenza di infiammazione nel corpo, come ad esempio alti livelli di omocisteina o proteina C-reattiva (2).
____ 21. Ho fumato sigarette per 10 anni o più (2,3).
____ 22. Ho bassi livelli di estrogeni, nelle femmine (2), o bassi livelli di testosterone nei maschi o nelle femmine (2). 
____ 23. Ho un’età che va dai 65 ai 74 anni (2).
____ 24. Ho un’età che va dai 75 agli 84 anni (2). 
____ 25. Ho un’età superiore agli 85 anni (2,5). 
 
Somma i numeri scritti alla fine di ogni frase.
Punteggio totale: ____
Se il punteggio è inferiore a 3, hai un basso rischio di sviluppare una demenza. 
Se il punteggio è compreso tra 3 e 6, potresti considerare dei controlli periodici. 
Se il punteggio è superiore a 6, potresti considerare di fare una valutazione neurologica e neuropsicologica completa al più presto. 

SE VUOI USUFRUIRE DELLA VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA SCONTATA, INVIACI SUBITO UNA MAIL PER RICHIEDERE UN APPUNTAMENTO E SPECIFICANDO "CODICE SCONTO 10% NEUROPSY". RICEVERAI ANCHE IN OMAGGIO LA NOSTRA MINI-GUIDA "SAI QUALI SONO I SEGNI DELL'ALZHEIMER?"

INOLTRE, SE TI INTERESSA IL QUESTIONARIO SPECIALISTICO SULLA GRAVITA’ E IL GRADO DI PROGRESSIONE SUDDIVISO PER AREE CEREBRALI, PUOI AVERLO AL PREZZO SPECIALE DI 50,00 EURO. CONTATTACI PER ULTERIORI INFORMAZIONI.

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10 cose che i genitori non dovrebbero fare...

5/16/2019

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10 COSE CHE I GENITORI NON DOVREBBERO MAI FARE
 
Se amate i vostri bambini e volete aiutarli a diventare degli adulti premurosi, affettuosi e dinamici, ecco 10 cose che dovreste evitate di fare.
 
1.   IGNORARE IL LORO CERVELLO
 
Il loro cervello controlla tutto ciò che fanno, come pensano, come si comportano e come si relazionano agli altri. Quando il loro cervello funziona bene, anche loro a loro volta funzionano bene. Quando invece ci sono dei problemi nel loro cervello, anche la loro vita diventa problematica. LO SPECT, una tecnologia all’avanguardia, mostra la salute del cervello. Nelle immagini sottostanti puoi vedere un cervello sano, un cervello danneggiato da un trauma ( come per esempio da una caduta da una bicicletta) e il cervello di una persona affetta da ADD/ADHD. Vedere è credere. Se vuoi che tuo figlio cresca per il meglio, devi prenderti cura del suo cervello e insegnargli come fare.
 
2. TRASCORRERE RARAMENTE DEL TEMPO      ESCLUSIVAMENTE  CON LORO.
Le relazioni richiedono del tempo particolare. La cosa migliore che tu possa fare è quella di trascorrere almeno 20 minuti con il tuo bambino, ascoltandolo e facendo qualcosa che ci viene richiesto (in modo ragionevole)
3. ESSERE UNO CHE NON ASCOLTA
Quando I tuoi bambini stanno cercando di parlarti, non parlarci sopra. Impara come diventare un ascoltatore attivo. Permetti loro di dire ciò che vogliono e poi ripetilo, così sanno che li hai ascoltati.
 
4. NON INSULTARE
Non dire al tuo bambino, “Sei un moccioso viziato”. Questo non aiuta, questi nomi negativi vengono interiorizzati dai bambini e poi iniziano a crederci.  
 
5. NON ESSERE TROPPO PERMISSIVO
Permettere al tuo bambino di fare ciò che vuole può renderlo “felice” al momento, ma alla lunga può essere dannoso. I bambini hanno bisogno di confini ben precisi. I bambini che hanno più problemi psicologici, sono quelli che di solito I loro genitori non sono stati in grado di stabilire dei limiti ben precisi. Sii risoluto e gentile.
 
6. NON SORVEGLIARLI
I lobi frontali del cervello umano, che sono implicati nel pianificare, nel giudicare e nell’impulso di controllo, non sono completamente sviluppati fino all’età di 25 anni circa. Per questo motivo spetta a te….Questo significa controllare ciò che i tuoi bambini stanno facendo e con chi lo stanno facendo. Questo non significa essere un genitore ossessivo, significa soltanto che ci tieni.  
 
7. FAI COME TI DICO, MA NON COME FACCIO 
(oppure NON ESSERE DI CATTIVO ESEMPIO) 
Se sei di cattivo esempio, i tuoi figli prenderanno da te e ti seguiranno. Se dici, “mangiate la verdura” ma tu mangi continuamente dolci o patatine, anche loro ovviamente vorranno il cibo che ti vedono mangiare. 
 
8.NOTARE SOLTANTO CIO’ CHE FANNO DI SBAGLIATO
Cerca di notare quando i tuoi figli fanno delle cose che ti piacciono, come ad esempio, pulire la loro stanza, finire i compiti per casa o lavarsi i denti. 
 
9. IGNORARE I LORO PROBLEMI MENTALI
Di media, trascorrono 11 anni dal momento in cui i bambini sviluppano dei sintomi di salute mentale alla loro valutazione. Questo è sbagliato. I sintomi di ADD/ADHD, ansia o depressione possono avere un forte impatto nella scuola, nelle amicizie e nella vita.
 
10. IGNORARE IL PROPRIO STATO MENTALE
Se soffri di uno stato di salute mentale, sia esso PTSD (Disturbo Post-Traumatico da Stress), depressione, disturbo bipolare, o di qualche cosa d’altro, questo può devastare i tuoi bambini. Ricordati il detto “Per prima cosa mettiti la maschera d’ossigeno”. Hai bisogno di prenderti cura di te stesso per poter essere la migliore versione di te stesso e come genitore.    
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I SEGNALI DI STRESS CHE CI INVIA IL NOSTRO CORPO

4/5/2019

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CONNESSIONI TRA CORPO E MENTE.
​IL CORPO ACCUSA IL COLPO, ASCOLTIAMOLO PER MIGLIORARE ANCHE LA NOSTRA SALUTE EMOTIVA.

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Lo stress si manifesta in molti modi diversi. Alcuni dei quali sono sintomi emotivi, come il cattivo umore e l'irritabilità, mentre altri si mascherano da effetti fisici.
Il problema, di fronte a questo fenomeno fisiologico, è che è facile liquidarlo come se fosse qualcosa d'innocuo. Inoltre le statistiche mostrano che lo stress è in continua ascesa, cosa che rende il problema più una conseguenza della vita quotidiana che una questione di salute da tenere sotto controllo. Ma se non si affronta il proprio stress le conseguenze possono essere gravi: può portare a problemi cardiaci, disturbi del sonno, sintomi depressivi e altro ancora.
Non c'è neanche bisogno di dire quanto sia importante stabilire se sussistano dei problemi con la vostra salute emotiva. Non siete in grado di capire se siete tesi? Ecco alcuni segnali che il vostro corpo potrebbe mandarvi per dirvi che siete stressati:


1. I vostri muscoli ne risentono.
Torcicollo? Spalle doloranti? Magari non dipende da quel nuovo esercizio che fate in palestra, o dal cuscino sbagliato. Quando siete stressati nei vostri muscoli accumulate molta tensione, e si può manifestare con dolori o danni. Per gli uomini i dolori alla parte bassa della schiena possono rappresentare un effetto collaterale comune dello stress, mentre le donne, come ha scritto di recente Reader's Digest, di solito hanno problemi alla parte alta. Che dite, è il "momento di un massaggio"?


2. Avete il mal di testa.
Sempre parlando di stati di tensione, ne accumulate anche in testa. Un mal di testa da stress, quel sottile dolore che vi fa sentire come se aveste una fascia che vi costringe, si verifica quando siete molto tesi. Gli antidolorifici da bancone come l'ibuprofen possono allentare il dolore, oppure gli esercizi antistress come meditazione e yoga possono offrire un po' di sollievo.


3. Avete sete.
Quando vi trovate in uno stato d'ansia le vostre ghiandole surrenali — collocate in cima ai reni — possono pompare gli ormoni dello stress nel vostro corpo. Questo può portare a un'alterazione anche degli altri ormoni, inclusa una riduzione dei composti che incidono sui livelli di elettroliti e di fluidi. Quindi se siete assetati, la colpa potrebbe essere dello stress.


4. Sudate.
Se vi siete mai trovati a fare una presentazione con le mani umide o le ascelle sudate, sapete di cosa si sta parlando. L'eccesso di sudorazione dovuto allo stress, noto come iperidrosi, può colpire chiunque si ritrovi ad affrontare un po' più di ansia del solito. Provate a usare quei trucchetti anti-stress come i respiri profondi o la musica rilassante, per cercare di abbassare all'istante quei livelli.


5. Vi cadono i capelli.
La caduta dei capelli potrebbe essere qualcosa di più che un fenomeno spiacevole. In alcuni casi la perdita di capelli è dovuta allo stress in eccesso: il Telogen effluvium, che può portare alla caduta di capelli nel corso del tempo, solo spazzolandoli o lavandoli; la tricotillomania, che porta a strapparsi i propri capelli; e l'alopecia areata, in base alla quale il sistema immunitario comincia ad aggredire i follicoli. Se ne perdete più del solito parlatene al medico.


6. Andate spesso in bagno.
Se avete problemi allo stomaco, come i crampi, o avete spesso bisogno d'andare in bagno, potreste prendere in considerazione l'idea di tenere sotto controllo il vostro stress. L'ansia può comportare problemi di digestione, come del resto osserva Everyday Health. Ecco come:
Quando lo stress attiva la risposta "fuggi o lotta" nel vostro sistema nervoso centrale, la digestione può bloccarsi perché il vostro sistema nervoso blocca l'afflusso di sangue, incidendo sulle contrazioni dei vostri muscoli digestivi e riducendo le secrezioni necessarie alla digestione.


7. Non vi sentite troppo bene. 
Raffreddori e stress vanno di pari passo. Le ricerche dimostrano che lo stress può rendervi più vulnerabili a problemi come i normali raffreddori. Non solo: alcuni problemi cronici come le emicranie possono seguire a un periodo di stress. Questo fenomeno, noto come "effetto allentamento" si verifica nel momento in cui il vostro corpo comincia a rilassarsi.
Quando siete stressati il vostro copro rilascia cortisolo (altrimenti noto come ormone dello stress). L'ormone protegge dal dolore il corpo in quel determinato momento (ciao, adrenalina!) ma appena tutto si calma riporta il corpo in uno stato di equilibrio, cosa che può causare dolori — sostengono gli esperti.


8. Avete problemi ai denti. 
Digrignare i denti o macinare è un fenomeno che accade senza che ve ne rendiate conto, anche durante la notte quando dormite. E il principale responsabile — avete indovinato — è lo stress. Non solo digrignare o stringere può portare a dolori mandibolari, ma c'è anche il rischio che si scheggino o comunque che si danneggino, i vostri denti. I dentisti consigliano tecniche di rilassamento, o anche di indossare un paradenti quando dormite, se la situazione s'aggrava.


9. Notate una variazione sulla bilancia.
Le variazioni di peso non sono un grande problema (in fondo ci spostiamo avanti e indietro quotidianamente). Ma se fate caso a un aumento o a un calo più consistente, può esserci qualcosa che non va. I mutamenti nell'appetito sono uno dei segni più diffusi dello stress, e possono indicare la presenza di un problema.
Gli esperti indicano che per tenere sotto controllo il rischio delle variazioni di peso ci vuole una dieta salutare, sonno a sufficienza ed esercizio fisico. Questo non solo vi aiuterà col peso, ma si tratta di strategie in sé e per sé utili ad arginare lo stress. Insomma, solo vantaggi.

10. Avete la memoria confusa. 
Se vi capita un po' troppo spesso di non ricordare dove abbiate messo le chiavi, fateci caso. Le difficoltà a memorizzare sono collegate agli eccessi di stress, ha detto la CNN. Lo stress in forma cronica può andare a ridurre la memoria spaziale, cioè quella parte della vostra mente che aiuta a ricordare i luoghi, gli oggetti e altri strumenti d'uso quotidiano.
Uno di questi punti vi è sembrato familiare? Provate con le tecniche anti-stress che troverete qui di seguito. Andateci piano — il vostro corpo ne ha bisogno.
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stanchezza cronica...un sintomo importante dellA RIATTIVAZIONE DEL virus di epstein-barr

8/13/2018

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IL GIGANTE SILENTE
 
 
NOTA IMPORTANTE:
Nonostante queste informazioni siano fornite sulla base di indicazioni ricevute da specialisti del settore, si raccomanda comunque di consultare il proprio medico qualora le analisi mettessero in evidenza la riattivazione del Virus di Epstein-Barr (EBV) .
 
 
Il Virus di Epstein-Barr (EBV) è presente circa nel 90% delle persone. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi rimane silente. Ma quando qualcosa ne scatena la riattivazione, l’EBV si fa avanti in modo subdolo.
Il virus Epstein-Barr fa parte della famiglia dell’herpes ed è conosciuto anche come herpesvirus 4. Normalmente l’EBV viene trasmesso nella saliva, ed è la causa della mononucleosi infettiva, conosciuta anche come la “malattia del bacio”. Tipicamente colpisce gli adolescenti. Può essere completamente asintomatica o presentare sintomi tra cui una forte stanchezza. Ciò che è interessante, e che nessuno ci dice, è che anche un estremo affaticamento a sua volta può causare una riattivazione del virus.
Sebbene ci siano  molte condizioni causate o scatenate dall’EBV, l’estremo affaticamento è un sintomo unificante che si manifesta nella maggior parte dei casi.
 
I sintomi di presenza di infezione o di riattivazione dell’EBV includono:
  • Estremo affaticamento
  • Febbre
  • Gola infiammata
  • Linfonodi ingrossati
  • Milza ingrossata
  • Fegato ingrossato
  • Eruzioni cutanee
  • Disturbi emotivi
  • Malattie autoimmuni, come la tiroide di Hashimoto
Al momento, il miglior modo che si conosce per affrontare l’Epstein-Barr è simile a quello utilizzato quando si verifica un squilibrio della flora batterica intestinale: manipolare le condizioni dell’organismo e l’ambiente, in modo da ripristinare l’equilibrio.
La cosa più importante è supportare la naturale capacità immunitaria e diminuire l’esposizione ad elementi ambientali nocivi e ad altre infezioni.
 
Come trattare la riattivazione del Virus Epstein-Barr 
 
Attualmente non conosciamo una cura per il Virus di Epstein-Barr virus, e quindi tutti i trattamenti dovrebbero focalizzarsi sul riuscire a riportarlo in condizione silente.
Pertanto, si tratta di riuscire a controllare il virus, non ad eliminarlo.
Ciò significa manipolare le condizioni del proprio organismo, cioè dell’ambiente in cui l’EBV vive.
 
Quando un nostro paziente presenta determinati sintomi, chiediamo di verificare se è presente l’EBV. In caso positivo, ecco cosa consigliamo:
 
1.     Consultare il proprio medico.
2. Dieta sana e nutrizione adeguata: in questo modo è possibile ridurre l’infiammazione e il carico del sistema immunitario.
3.   Salute dell’intestino: rimettere in salute l’intestino dovrebbe essere la priorità di chiunque si trovi a combattere con l’EBV.Quando il rivestimento dell’intestino è danneggiato lascia filtrare le tossine, e ciò stimola il sistema immunitario a reagire in modo eccessivo, un processo denominato endotossemia.
4.   Eliminare tutte le infezioni: verificare che non ci siano altre infezioni in corso che coesistono ed eventualmente provvedere a trattarle chiedendo una consulenza al proprio medico. Qualora si verifichi questo “sovraccarico infettivo” è necessario diminuire il carico che grava sul sistema immunitario. 
5.   Ridurre il carico di tossine e sostanze tossiche in genere: siamo bombardati da decine di migliaia di sostanze chimiche ogni giorno. Quindi è un fattore critico diminuire il carico tossico eliminando l’esposizione alle sostanze nocive. 
6.    Sostenere i sistemi detossinanti: questo include aiutare fegato, reni e colon, anche con l’aiuto di integratori alimentari.
7.    Migliorare le abitudini che riguardano il sonno.
8.   Ridurre le fonti di stress: lo stress è una delle maggiori cause delle disfunzioni del sistema immunitario. Potrebbe addirittura essere ciò che ha risvegliato l’EBV. E’ quindi necessario intervenire per ridurre i fattori stressanti. La gestione dell’attivazione dei sistemi di allarme del nostro organismo è comunque in atto nel momento in cui stiamo svolgendo un training di neurofeedback. Ciononostante è importante capire se ci sono nella nostra vita fattori stressogeni che possono essere eliminati o almeno ridotti. Prendersi cura di sé è cruciale.
9.    Supplementi di origine vegetale.
10.  Integratori specifici per sopprimere la riattivazione dell’EBV.
 
Quando il virus diminuisce in seguito a questi trattamenti, non è perché uno o più di questi attacca il virus, ma piuttosto perché essi aiutano a rimettere l’organismo in una condizione che non è ideale per il virus. Inoltre aiutano a rendere il sistema immunitario più forte e ciò fa sì che sia in grado di rimettere il virus nella sua condizione silente e quindi inattiva.
E’ possibile anche intervenire con trattamenti più forti, che però devono essere necessariamente suggeriti dal proprio medico di fiducia, come ad esempio l’utilizzo di farmaci antivirali (aciclovir, valciclovir).
 

 

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LE DIFFERENZE TRA UOMINI DONNE? QUESTIONE DI CERVELLO!!!

6/28/2018

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Le donne sono più sensibili degli uomini?
Gli uomini sono più bravi delle donne nei compiti matematici? Viceversa,le donne lo sono per quanto riguarda i compiti linguistici?

Le donne sono più empatiche degli uomini?

Analizzando tutti gli articoli riguardanti questi temi partendo dal 1990 fino al 2013, un team dell’Università di Cambridge è arrivato a questi risultati:
gli uomini hanno in media un cervello e un cervelletto più grande - il che significa maggior quantità di materia grigia - e un numero maggiore di connessioni intraemisferiche (ovvero all'interno dello stesso emisfero). 

Le donne, per contro, hanno una maggiore connettività interemisferica, cioè tra i due diversi emisferi. In pratica, le loro aree cerebrali comunicano meglio e di più tra loro.

​Attenzione però: non va dimenticato che è ormai ampiamente dimostrato che il nostro cervello si struttura sulla base degli stimoli forniti dall'ambiente e dalla cultura nella quale ci troviamo a crescere, in interazione con i programmi genetici innati di sviluppo cerebrale.

Lo studioso Baron – Cohen afferma infatti:
“Anche se ci sono chiare differenze strutturali cerebrali tra i maschi e le femmine un importante ruolo è svolto dall’ ambiente e dalla società nella quale si vive“.
Tradizionalmente, la cultura ha voluto che l’uomo fosse preciso e determinato nelle scelte, dato che doveva occuparsi del sostentamento familiare. Al contrario, alle donne era richiesta una maggiore flessibilità, visti i molti compiti da svolgere (moglie, mamma, casalinga, lavoratrice). Questo tipo di addestramento sociale non solo influenza il comportamento e la personalità, ma anche le percezioni o significati attribuiti agli eventi esperiti. 
Al giorno d’oggi, queste differenze però non sono più così marcate.
Dopo decenni di discussioni, ciò che sembra rimasto di differenza statisticamente significativae scarsamente influenzata dall’educazione, è per le donne la superiorità, in media, nelle abilità linguistico-verbali (anche se talora contestata) e nella comunicazione non verbale; per gli uomini la superiorità in compiti visuo-spaziali, come l’orientamento e la rotazione mentale di oggetti. Inoltre le donne mostrano maggiore attitudine all’immedesimazione empatica e alla relazione affettiva ed una maggiore motilità manuale fine e rapida; negli uomini emerge maggior propensione al comportamento intraprendente (agency) e all’aggressività fisica, nonché le maggiori abilità motorie nel colpire oggetti. Peraltro, alcune di queste differenze sono più marcate in età giovanile e si attenuano nelle età successive.
 
Per spiegare queste differenze psicologiche si sono ipotizzati collegamenti con la diversa dotazione ormonale: il testosterone sembra correlare con le abilità visuo-spaziali, oltre che con l’aggressività. Seguendo, poi, suggestioni provenienti dalle correnti sociobiologiche, se le suddette differenze hanno un senso collegabile alle diverse funzioni nella riproduzione, lo hanno in chiave filogenetica. Nelle centinaia di migliaia di anni in cui il breve arco di vita delle donne era occupato da un susseguirsi di gravidanze e allattamenti e quello degli uomini dalla caccia e dalla guerra, si sono selezionate le abilità favorevoli alla sopravvivenza della specie. 
Queste erano, per gli uomini, orientamento nello spazio e aggressività fisica, utili alla caccia e alla guerra; per le donne, linguaggio verbale e comunicazione non verbale, capacità empatiche e manualità fine, utili alla cura dei piccoli. Pure il maggior valore che in genere le donne attribuiscono alla dimensione affettiva nel rapporto con l’altro sesso, rispetto a quella fisica, è leggibile in chiave filogenetica: la vulnerabilità in fase di gravidanza e di puerperio, specie in epoche passate, richiede protezione e continuità della relazione con il partner.
Altre differenze, come il luogo comune che le donne sarebbero meno portate alla matematica e alle materie tecnico-meccaniche, sono state ridimensionate dalle ricerche successive e da nuove prassi. Anzi, secondo vari studi, le donne in media prevalgono nei test di calcolo numerico, poiché vi intervengono meno strategie implicanti abilità visuo-spaziali. 
In ogni caso, laddove si rilevano differenze a favore dei maschi, non va trascurato il peso delle discriminazioni sociali negli sbocchi professionali prevedibili e prima ancora l’effetto degli stereotipi. Questi, infatti, fanno sì che genitori e insegnanti si attendano certe prestazioni dalle femmine e altre dai maschi, dando così luogo al ricorrente fenomeno delle profezie che si autoavverano!
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    Dott.ssa Samantha Miazzi, fondatore e direttore scientifico di The BrainLab Group.

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